pierx56 (gamer-751910)'s profil publiczny

pierx56

Poziom 41

Jesteś z nami od: lip 3, 2020

21 przesłane recenzje

The Outer Worlds 2 ricalca la fisionomia del predecessore ma in una veste ben nuova, e non solo sul piano del’ovvio progresso tecnico. Allarga, infatti, il campo di azione o visivo marcando aspetti di vari giochi sci-fi, pur mantenendo la personalità o la specificità espressa in The Outer Worlds. Ripete la grafica o la paesaggistica naif già vista, incrementando dettaglio e particolari; disegna realtà urbane in un modo frutto di straordinaria creatività; e, globalmente, offre un disegno ed un mondo davvero accattivanti, tanto splendidamente fantasy quanto degni background di un intenso senso di avventura. La perfetta combinazione tra shooter e ruolistica posiziona l’opera nell’ambito delle migliori ultime uscite nel settore. Tecnicamente e come gameplay tutto scorre senza intoppi o quasi, anche se senza particolari punte di eccellenza che lo esaltino oltre i meriti di giochi analoghi. Una attenzione alla configurazione nelle impostazioni la merita perché alcuni parametri, come ad es., l’FPS ed il ray tracing, incidono molto, e forse troppo, sull’impegno della CPU. Siamo nella dimensione, e non è poco, di avventure alla star wars, alla mass effect, alla starfield. E ci siamo con la giusta longevità, la giusta grandezza, la giusta profondità, il giusto carisma, in un range di missioni vasto e ben strutturato e in un quadro di colori ed ambientazioni di alto livello…

Warhorse Studios bene ha fissato i difetti o i limiti del suo precedente Kingdom Come Deliverance e, 7 anni dopo, sforna una sorta di capolavoro. Di fatto Kingdom Come Deliverance 2, che rispetto al precedente migliora sensibilmente, per come è ovvio che sia, aspetto grafico e tecnico, corregge in maniera nettissima i difetti assimilabili soprattutto al gameplay e alla gestione di personaggio e relativi combattimenti, regalando una delle migliori opere RPG e di simulazione degli ultimi anni. Non è perfetto Kingdom Come Deliverance 2, qualche legnosità e qualche non proprio adorabile elemento del gameplay del primo episodio li eredita; ma in maniera assai veniale, e, in ogni caso, fornendo un prodotto il cui, appunto, gameplay non sfigura accanto alla migliore videoludica del momento. Ma è la simulazione ed il realismo della relativa vita medievale e di un tardo medioevo boemo di inizio XV secolo che, del gioco, rappresentano la parte di eccellenza. La riproduzione della vita dell’epoca, nonché la costruzione d’ambiente sono straordinari, assai conformi ad una realtà in cui l’elemento ruolo ed il contesto della sopravvivenza fanno da protagonisti e con una cura dei relativi dettagli davvero notevole. La cornice del paesaggio e del territorio, estremamente realistico, storicamente fedele e disegnato a meraviglia, fa, poi, il resto. Niente fantasy e niente eroi; KCD2 altro non è che la dura e concreta vita medievale, delle fortezze, dei villaggi, dei castelli, dei contadini, della campagna, delle foreste, della competizione tra reali e tra signorotti, della politica dell’epoca, delle figure e delle istituzioni dell’epoca, delle famiglie, degli amori, delle osterie, delle risse, delle imboscate e delle battaglie. Ed è una storia davvero coinvolgente e tutta da vivere…

Giudicare, il più obiettivamente possibile, un gioco come Assassin’s Creed Shadows, comporta cercare di non considerare l’assuefazione alla lunga saga relativa. Risulta naturale, infatti, che, in una lunga saga, l’effetto sorpresa e novità, non possono che scemare nel tempo. Ma, paradossalmente, è proprio per questo che ACS coinvolge in senso assai positivo. Perché nonostante la ripetizione di forme e schemi ben noti riesce ad essere bello ed accattivante comunque. In questo modo comincio così con il mettere in chiaro come tutti i dubbi e le perplessità che, intorno a Ubisoft in generale, e poi relativi anche a questa ultima sua produzione, si sono letti, non rientrano nella visione mia personale. Ed insomma, di capacità, genio e maestria alla Ubisoft, ce ne fossero. E ce ne fossero perché, a dispetto della sua lunga storia e di un certo cullarsi sugli allori, Ubisoft rimane una istituzione ed un riferimento. E lo dimostra proprio ACS. Un gioco che fa, e non è poco, un ulteriore significativo passo avanti, da tutti i punti di vista, rispetto al precedente capolavoro della saga. ACS convince, infatti, dal punto di vista tecnico e della ottimizzazione, dal punto di vista della bella e veritiera narrazione, dal punto di vista del gameplay e dal punto di vista grafico. Tant’è che, per quanto in esso affiori continuamente la memoria del Valhalla o di altri precedenti AS, riesce a proporre una sua dimensione ed una sua personalità ben precise. Vedo dare votazioni elevate a giochi, si belli e graficamente straordinari, ma anche piuttosto poveri sul piano del gameplay, praticamente fatti quasi esclusivamente di risse e combattimenti privi di una articolata strategia collaterale. Per cui siano benedetti i giochi come ACS, che, rispetto a detta povera formula, regalano ben oltre…

Flintlock The Siege of Dawn, senza pretese, si ritaglia uno spazio adeguato tra i videogames che non mirano né ad innovazioni e né a chissà quali qualità, ma che, con il loro crossover, forniscono l’idea dei lavori ben curati, semplici e divertenti. Il crossover, in questo caso, coinvolge generi come il soulslike, l’RPG e l’action-adventure, esposti in termini relativamente minimali ma armonizzati in una combinazione riuscita. La grafica non raggiunge chissà quali livelli ma si presenta ben curata ed associata a scorci paesaggistici di effetto. Ed i contesti ambientale e narrativo risultano coinvolgenti. E’ vero che il team di sviluppo avrebbe potuto osare di più, sia in termini di profondità narrativa che in termini di componente RPG; ma se non siamo certamente ai livelli di un Banishers Ghosts of New Eden o di un Elden Ring il gioco fa, comunque, la sua brava figura…

Star Wars Outlaws, uno dei giochi più discussi, ed anche più criticati, degli ultimi tempi, è molto probabile che, effettivamente, non abbia soddisfatto completamente le alte aspettative degli appassionati della serie e dei migliori giochi di Ubisoft. Per alcuni non è lo Star Wars capolavoro in cui speravano; per altri non è un gioco all’altezza delle migliori performance di casa Ubisoft. Ma un conto è quanto ci si aspetta ed un altro è l’effettivo valore del gioco. Tant’è che Star Wars Outlaws la sua buona figura la fa. La fa sul piano grafico, la fa sul piano della storia, e la fa sul piano del divertimento che offre. Dopodiché è altrettanto vero che sa un pò di accademia, e delle opere che si accontentano, con poca voglia di osare. Ma il parco è tutt’altro che povero, e se, soprattutto in termini di gameplay, tutto risulta un pò scontato o rivisto, il mondo e i tanti compiti della protagonista fanno di Star Wars un teatro pieno di attività nonché variegato e da colpo d’occhio, non graficamente eclatante ma ben curato e, a tratti, davvero spettacolare. Oltre allo spirito degli Star Wars e dei giochi spaziali in genere come ad es., guardando tra i più recenti, uno Starfield, comprende il carattere di giochi action/adventure in terza persona alla Uncharted, e finisce per poter essere interpretato come un gioco senza pretese, ma, di sicuro, piacevole e divertente…

Al netto di una certa identità, legata soprattutto all’aspetto survival, possiamo senz’altro dire che Stalker 2 è un gioco che non può non rammentare riferimenti come i vari Half Life, Fallout, Metro, ecc. Ma non stiamo parlando di un difetto; stiamo parlando solo di un dato di cronaca. Di sicuro, poi, il medesimo, e come è ovvio che sia, riprende in pieno la formula dei precedenti Stalker suoi fratelli maggiori, marcando ulteriormente proprio l’asfissiante schema survival. Fatte queste premesse ed entrando nel merito si può senz’altro considerare Stalker 2 uno dei giochi più belli ed affascinanti degli ultimi tempi. E lo si può considerare assai meritevole da molti punti di vista. Dal punto di vista di atmosfera ed ambientazione, e nel senso dark/horror e post apocalittico del termine, fornisce qualcosa di meraviglioso; dal punto di vista del gameplay e dei concetti di base annessi regala un indirizzo thriller/survival di altissimo livello, con pochi eguali nel genere; qualità tecnica ed ottimizzazione senza eccessive sbavature, anche se di fronte a qualche bug da correggere, completano l’opera di un gioco che possiamo, senza dubbi di sorta, inquadrare tra i colossi della storia videoludica recente ed in corso. Anche l’aspetto gestionale è ben curato e costruito nei modi che rendono il tutto intuitivo e di facile utilizzo. E se, come al sottoscritto, piacciono le avventure non lineari, da vero open world, capaci di fornire il massimo grado di libertà di movimento ed interazione, con mappe molto estese e ricche di dettagli, beh…il consiglio è di, se non l’avete già, regalarvi un hardware al minimo fatto di i7 14700 (o equivalente)…rtx 4070 (o equivalente)…ram 16/32…così da potervi immergere nel dannatamente realistico ed agghiacciante mondo di Stalker 2, completamente e senza limiti…

Black Myth Wukong può soddisfare in toto gli appassionati dei giochi di azione/avventura alla maniera dei God of War, dei Tomb Raider, e similari. Le affascinanti atmosfere esotiche e il tipo di narrazione mitologica colpiscono nel segno, a caratterizzare uno dei migliori giochi del momento e degli ultimi tempi. Va detto che non si tratta di un vero open world e neanche di un vero gioco di ruolo, e potrebbe piacere meno agli amanti dello spazio liberamente accessibile e della struttura tipica dei GDR classici. In ogni caso eccelle da vari punti di vista. Sicuramente dal punto di vista del divertente e fluido gameplay; poi dal punto di vista tecnico e della sua ottimizzazione; naturalmente dal punto di vista della narrativa; ma soprattutto dal punto di vista grafico, perché il design dell’ambiente, espressione di una medioevale paesaggistica orientale di grande effetto, è semplicemente sublime. Necessita, ovviamente di un hardware adeguato; ma lo merita, ed è elemento questo che, in ogni caso e comunque, nulla toglie al valore del gioco ed alla sua bellezza…

Steelrising ha il difetto di dover competere con colossi del genere ineguagliabili. Per il resto, al netto di una panoramica generale non di punta, non sfigura per niente. Non va ad occupare gli ampi spazi già occupati da soulslike simili e più blasonati, o riesce a guadagnare un certo suo spazio autonomo, perché identifica un soulslike atipico, meno arduo e complesso. Sul piano artistico e dell’ambientazione è ineccepibile; non raggiunge il livello di un Lies of P, quale gioco di grido ed alquanto simile, ma fa la sua bravissima figura. Il gameplay diverte. Offre un quadro, per come detto, ancorato ad una generale semplicità che lo rende attraente per coloro meno dediti a gestioni approfondite e cervellotiche, a mappe sconfinate e labirintiche, ed a combattimenti impossibili. Tuttavia, seppur non particolarmente ricco di elementi, relativamente lineare, con livelli di platform e di interattività alquanto elementari, risulta curato, con un tema suggestivo ed intrigante, e tutt’altro che spiacevole…

di Lies of P sorprendono in positivo il livello di ottimizzazione e la parte tecnica. Il gioco presenta una grafica bella, dettagliata ed assai curata, associata ad una componente artistica di grande livello, e, nel contempo, gira che è una bellezza, senza sbavature, senza intoppi, sempre con grande velocità nei caricamenti e con fluidità, anche ai settaggi massimi. La ricostruzione di una atmosfera urbana, strettamente gotica, oscura, riferibile ad un periodo compreso tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, è magistrale. Ed affascinante è lo spirito ambient thriller/horror relativo. Inutile ribadirne, al netto di una caratterizzazione molto action e non molto RPG, la collocazione naturale nel genere soulslike, e, dunque, dei giochi di From Software in primis, anche se riesce a vantare un buon grado di personalità e di originalità. Pecca, purtroppo, di una eccessiva linearità, nonché di una limitata libertà di movimento nell’ambiente, che un pò lo penalizzano e fanno si che non si erga al livello di capolavoro. Poco da dire sul gameplay, tanto divertente quanto impegnativo, per come si confà al genere. Ricca a dovere la gamma dei compiti da svolgere, nonché degli elementi che caratterizzano la gestione del personaggio. Semplicemente ottimo…

Di “the last of us pt I” versione PC si è detto tutto il bene possibile riguardo alla narrazione e si è detto qualcosa di meno bello riguardo alla ottimizzazione. In tutta franchezza, però, trovo che anche sul piano della ottimizzazione tecnica non sia così male (ovviamente considerando tutti gli aggiornamenti relativi del caso). Al netto di un caricamento shader alquanto lungo che, però, vale, più o meno, per una volta, il gioco viaggia abbastanza bene, e con un livello grafico discreto, senza particolari esigenze. E se anche sul piano strettamente tecnico non si presenta così male, vista la bellezza di tutto ciò che riguarda narrazione e atmosfera, non se ne può che parlare assai bene. Tra il ricordo dei migliori action/avventure degli ultimi anni o decenni (gli half life, gli uncharted, i plague tale, i days gone, e via dicendo) e la sensazione di vivere dentro un grande film thriller, denso anche di momenti toccanti o struggenti, il gioco scorre che è un piacere. Coinvolgente, emozionante, attraente. Nulla di più e nulla di meno…

Si può sempre far meglio e giochi come “outcast – a new beginning” sono certamente migliorabili, e non privi di difetti. Ma è anche vero che non esiste gioco sufficientemente curato che, anche al netto di pochi o tanti difetti, non presenti qualche qualità particolare, in grado di distinguerlo. “Outcast – a new beginnig” non sfugge a questa regola, e la accoglie in pieno, denunciando una grafica attraente ma non straordinaria, denunciando un quadro gestionale imperfetto o troppo caotico, denunciando una certa legnosità, denunciando un carisma non particolare del personaggio protagonista, ma offrendo anche, nel contempo, il piacere di un gameplay da vero openworld e la fascinosa atmosfera di splendide ambientazioni esotiche. Di modo che, come RPG openworld, finisce per riuscire a ritagliarsi il suo bravo spazio e a collocarsi sul palco del genere con una certa disinvoltura…

Atlas Fallen appartiene alla categoria di quei giochi che, senza particolare clamore mediatico e senza apparenti particolari pretese, finisce per convincere più di giochi simili più blasonati. Tra action ed RPG, miscelando un racconto semplice ad una azione piacevole ed assai convincente, non propone di sicuro una grande linea narrativa ma riesce a proporre una ambientazione di effetto, nonché una bella grafica, oltretutto ben combinata ad un livello tecnico di pregio. Gli scenari, rappresentativi di civiltà antiche o da medioevo affogate in una desertica ambientazione post-apocalittica, emanano fascino e possono rammentare le immagini di giochi per un verso alla elder ring e per un altro alla dragon’s dogma II. Il gameplay, a sua volta, regala una azione molto divertente, inclusiva di dinamiche del personaggio particolari o non così usuali. Come ciliegina sulla torta vi spicca e colpisce positivamente una ottimizzazione tecnica superlativa, tale da far si che, a dispetto di una bellissima grafica ricca di bei paesaggi e di ottimi effetti, tutto risulti, anche con settaggi di grado elevato, ben fluido senza la necessità di un hardware esoso. Davvero un bel gioco!!...

Banishers: Ghosts of New Eden non è un vero action/RPG open world ma è un action/RPG che offre gli aspetti più profondi e più identificativi dei veri giochi di ruolo in cui storia e narrativa costituiscono la parte predominante. La storia medesima si snoda in una gamma di itinerari che stanno a metà tra completa libertà di movimento e stretta linearità, per come è tipico di vari giochi di ruolo come, ad es., God of War. Banishers: Ghost of New Eden non corrisponde ad una grafica di ultimissima generazione o da urlo ma offre la garanzia di una ambientazione affascinate, fatta di una paesaggistica ben curata e di effetto. Un’area dell’America coloniale del XVII secolo, avvolta nel mistero, rurale, fatta di natura, montagne, boschi, sentieri, case isolate, villaggi, non può, come teatro di un romanzo a sfondo esoterico, che essere di grande effetto. Le atmosfere relative sono quelle giuste, a corredo di una narrazione profonda, di grande presa, quale intreccio di spiritismo, sentimenti e amore. Completano l’opera in positivo un corredo tecnico di livello, privo di sbavature, ed un gameplay tutt’altro che ferruginoso e cervellotico, ma, invece, ancorato a semplicità, facilità ed essenziale, che offre la possibilità di affondare in modo totalizzante nella grande narrativa densa di elementi sociali e morali e di godere appieno di tutti i suoi magnifici aspetti…

Giudicare in positivo un colossal come starfield viene assai facile ed appare scontato. E’ un prodotto tutt’altro che perfetto, ma in cui, nel contempo, sono tanti ed evidenti i pregi. A cominciare dalla storia, e per proseguire con la vastità del mondo e dell’avventura che lo contraddistingue. Bethesda non ha badato, in termini di quantità, a risparmiarsi. E da questo punto di vista, diciamolo, ha persino esagerato. Il primo impatto con starfield, rammentando opere bethesda come skyrim o fallout 4, può risultare spaesante, giacché sia in termini di ambientazione che, soprattutto, di struttura e gestione della mappa, il gioco mostra, rispetto a detti predecessori, delle novità assolute. E considerando una vicenda che si svolge in un universo e tra pianeti e galassie, non poteva essere diversamente. Tuttavia non ci vuole molto tempo per arrivare a respirare il senso di atmosfere alla fallout. Così come non ci vuole molto, nel contempo, ad avvertire la sensazione di trovarsi in una realtà crossover memore anche di un mass effect. I modi conosciuti di bethesda ce li ricordano anche la grafica e l’ottimizzazione tecnica, la prima di ottimo livello anche se senza eccelsi, e la seconda, se non trascendentale, priva di eccessive sbavature e capace di far godere il gioco anche con macchine non così ultra. Una menzione particolare meritano di sicuro la costruzione dei mondi, delle città, delle strutture che popolano i pianeti, e dei paesaggi naturali, nonché le atmosfere, degne espressioni di un grande dark cosmico, dalla vastità e dalla varietà sconfinate. E i limiti? Beh, qualche limite c’è, eccome. Anche se non è tale da scalfire la qualità del capolavoro. Ci sono, ad es., un motore grafico che, in certi frangenti, mostra qualche anno di troppo, ed una gestione della mimica e della grafica dei personaggi non all’altezza delle migliori corrispondenze videoludiche del momento; e c’è, soprattutto, una gestione della mappa, degli spostamenti interstellari e dei relativi combattimenti, un pò macchinosa. Ma pazienza…

Quale perfetto ibrido shooter/RPG e quale avventura incrocio di dark, fantasy e realismo post-apocalittico Remnant 2 si colloca tra i giochi di culto degli ultimi tempi. Il relativo genere può ricordare grandi giochi come Half LIfe 2, i vari Metro, i vari Stalker, i vari Fallout ed i vari soulslike di casa FromSoftware meritando di inserirsi nella élite corrispondente. Remnant 2 offre il meglio di tanta qualità e, nel contempo, non si limita certamente a ripetere il passato. Offre, invece, accanto alla bellezza di un prodotto superlativo da molti punti di vista più canonici, apprezzabili novità ed elementi di originalità che lo dotano di una grande personalità. Ricco di contenuti a prescindere dalla ben sfruttata rigenerazione procedurale, il gioco garantisce, proprio per merito di tale apprezzabile tecnica, un contesto di variabilità che lo arricchisce ulteriormente. Eccelle nel comparto tecnico e nella grafica, nella ottimizzazione, nelle gotiche ambientazioni, nelle superbe atmosfere thriller, opprimenti ed orrorifiche. Eccelle molto meno, però, nella durata dell'avventura, fin troppo breve, e in un gameplay dei combattimenti monotono e privo di fantasia, povero di qualsiasi elemento strategico e di pianificazione. Risulta comunque una grande avventura, un percorso molto impegnativo, un bell' itinerario tutto da vivere...

Far Cry 6 rispetta i criteri o i canoni della serie rivelandosi un gioco all'altezza e ben costruito. Pecca, per ovvi motivi, in originalità ma il ritorno all'ambientazione delle origini è da promuovere, rivelandosi come una sorta di rivitalizzazione. Graficamente non va oltre certi limiti ma la costruzione del paesaggio è di tutto rispetto, per la grande ricchezza di dettagli e per gli scorci meritevoli di ammirazione. Ottima anche la scelta Ubisoft di produrre un Far Cry dotato di apprezzabile longevità e di una mappa ben estesa che regalano sostanza e quantità. Anche il gameplay è di qualità, conformandosi perfettamente all'idea di un gioco snello e divertente. Non tutto è, naturalmente, perfetto, tant'è che l'impressione che con un maggiore impegno si sarebbe potuti andare oltre e configurare un vero capolavoro, è tangibile. Ad una paesaggistica diurna di grande impatto, ad es, non corrisponde una cura di luci ed atmosfere ambientali altrettanto di valore, i notturni avrebbero potuto essere realizzati meglio e, nel caso del gameplay collegato alla guida dei veicoli, si avverte la mancanza di una possibilità di guida in terza persona...

un gioco come god of war non lo si può che apprezzare. I pregi superano i difetti e l'opera si colloca tra le migliori del genere. Una ottima grafica ed una avventura ben costruita confortano un relativo giudizio che, nel complesso, non può che essere positivo. God of war, però, deve essere giudicato come gioco action/adventure e non certamente come gioco di ruolo. La sua linearità ed il senso di un percorso fin troppo guidato ed inserito in una strada con poche ramificazioni o alternative tale lo rendono. L'accenno al senso dell'open world rimane un accenno, in una una misura di limiti e barriere che costringono il prodotto al ruolo fondamentale e quasi esclusivo di gioco di azione/avventura in terza persona, anche se panorami, mappa e tipologia di avventura, forse ed in tal senso, avrebbero meritato di più. I massimi livelli di giocabilità e di ottimizzazione tecnica completano il quadro di un gioco, comunque, bellissimo e coinvolgente...

Senza la pretesa di costituire un rpg open world next-gen hogwarts legacy si presenta con tutti i requisiti dei capolavori ludici che dettano la storia. Se texture e poligonalità regalano il fiore del contemporaneo senza strafare e senza superare altre produzioni degli ultimi tempi (leggi, ad es. elden ring, assassin’s creed valhalla, ecc.) la cura dei dettagli di un epico e magico mondo nordico, un pò dentro la storia ed un pò fantasy, del 1800, è davvero spettacolare. Nel fascino di una avventura ricca ed avvincente, ben sostenuta da una splendida linea narrativa e da un quadro di effetti grafici di grande pregio, sono assolutamente da considerare anche aspetto tecnico e gameplay, degni delle migliori opere del genere. Un mondo ed una vicenda che si rifanno alla saga di harry potter ma che possono entusiasmare chiunque e non necessariamente solo gli appassionati di tutto ciò che a quel tipo di fantasy si conforma. Splendore!!!...

Uncharted: Kolekcja Dziedzictwo Złodziei

scrivere bene di Uncharted Legacy of Thieves Collection o di Uncharted 4 e 5 è sin troppo facile. Tale versione per PC merita tanto e merita quanto possono meriitare i grandi giochi, ricchi di pregi e scarsi o scarsissimi di difetti. E' molto probabile che siamo di fronte al imassimo livello dei giochi action/adventure o a qualcosa di simile. La similitudine con il gameplay e con il level design della saga di Tomb Raider appare evidente e non si nasconde peccando un pò di originalità ma una trama superlativa, un gameplay senza sbavature ed ambientazioni davvero superbe ed affascinanti rendeno tale difetto assai trascurabile. Tutto funziona alla perfezione e tutto scorre in un bellissimo racconto da film, coinvolgente e ben costruito, sotto tutti i punti di vista.

Rise of the Tomb Raider 20 Year Celebration

Rise of Tomb Raider onora la saga seppur nell'ambito di una certa ripetitività di temi. Il gioco, contestualizzato nell'anno di uscita, presenta un livello grafico rispettabile e risponde in modo meritevole al livello del senso di avventura fornito dai suoi predecessori. La storia e le ambientazioni sono, infatti, di qualità e coinvolgentii anche se una maggiore longevità sarebbe stata gradita. Anhe il gameplay non presenta particolari limiti o sbavature, anche se, probabilmente, non è l'elemento che regala gli aspetti migliori. Non così apprezzabile il controllo del personaggio nei combattimenti e l'impostazione eccessivamente rigida di certe situazioni di scontro nelle quali risulta limitata la libertà di azione ed in cui le possibilità di superare lo step sono legate ad azioni programmate ben precise senza la scelta di alternative..

Resident Evil Village mi ha deluso, e non solo per il fatto che, probabilmente, non appartiene ai generi che più mi soddisfano. Buona la grafica e buone le atmosfere ma decisamente insufficiente riguardo al gameplay, dallo spirito di un gameplay ferruginoso e datato. E' un gioco che offre gli spunti di un gioco tecnologicamente avanzato da certi punti di vista e di un gioco datato da altri. Ma quello che lo rende inadegnato, almeno per il mio PC, che è un PC su cui comunque hanno girato e girano assai degnamente e senza intoppi giochi attuali di pari o superiore livello grafico, è la cattiva ottimizzazione tecnica, causa di crash e di rallentamenti davvero fastidiosi. Tutto questo mi costringe a dargli un voto di insufficienza.

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Vincenzo Poziom 48

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